In una conferenza tenuta a Roma nel 1885 il poeta romano Cesare Pascarella parlò di un tema che poi pubblicò nella prosa dal titolo Il Manichino:
Verrà un giorno in cui i manichini si agiteranno a chiedere diritti e guarantigie, a vociare discorsi e a unirsi in falange compatta e ordinata per soverchiare le prepotenti forze degli umani. In quel giorno il pittore sarà costretto dal suo manichino a posargli da modello. Forse allora i manichini invaderanno i pubblici uffici, le università, il parlamento, il senato, la reggia; e andranno a scacciare dalle cattedre delle Accademie di belle arti i professori, per diventare professori a loro volta
In questa visione, Pascarella vede oggetti inanimati come dei manichini trasformarsi in automi in grado di agire autonomamente, anticipando così gli operai artificiali dello scrittore Karel Capek che nel suo dramma RUR del 1921 chiamerà robot, parola mai usata prima (robot dal ceco robota = lavoro).
Non so se i professori si sentano minacciati dai manichini, comunque sappiano che oggi hanno un valido assistente dal nome di RoboThespian
RoboThespian è una attore robotico umanoide, come a ricordarci che il teatro è stato tra i primi fenomeni artistici ad introdurre automi e automazione. RoboThespian è il primo robot progettato ed utilizzato in via sperimentale per dare lezioni di scienze agli studenti israeliani.
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Caro Cesare Pascarella, ti presento RoboThesian, i tuoi manichini come vedi stanno per arrivare 🙂
[adriano parracciani aka cyberparra]
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2 pensieri riguardo “i Robot di Pascarella”