Non ci chiedevano di essere delle super-scienziate, ma ci chiedevano di essere accurate al 125%. Si lavorava in coppia, una controllava il lavoro dell’altra, dovevamo curare le complicatissime connessioni nella parte posteriore della macchina. Bisognava innanzitutto spazzolare bene i fili sui tamburi per evitare il rischio di corto circuiti, e poi accertarsi che i cavi di connessione fossero inseriti bene e nel posto giusto. In piedi a far questo per tutto il tuo turno di otto ore
Con queste parole, Ruth Bourne spiega il prezioso lavoro svolto dalle ragazze del WRENS , Women’s Royal Naval Service, durante la Seconda Guerra mondiale. L’impresa era quella di sconfiggere Enigma, la macchina con cui i nazisti codificavano i loro messaggi (ne ho parlato varie volte, soprattutto qui: L’utero che concepì il computer)
Sappiamo che l’impresa riuscì, grazie al lavoro svolto a Bletchley Park da un eterogeneo gruppo di menti brillanti, soprattutto quella del grande Alan Turing. Whinston Churchill li chiamò “le galline che facevano le uova d’oro senza mai schiamazzare”. Ma alla sconfitta di Enigma lavorò uno staff di oltre diecimila persone di cui quasi il 70% donne, spesso giovanissime, come Ruth che all’epoca aveva appena diciotto anni.
Per sconfiggere Enigma, ossia per decrittare il suo codice e decodificare l’immane numero di messaggi intercettati, Alan Turing ideò le bombe, giganti elettromeccanici che simulavano il lavoro di 36 macchine Enigma. Le loro ruote dentate scattavano una dopo l’altra, un ticchettio continuo, come quello di mille ferri da calza che si muovessero tutti insieme e che diede origine al nome di bombe.
Il lavoro di Ruth era appunto aver cura di una bomba. Ogni giorno i nazisti cambiavano il codice ed ogni giorno si doveva scoprire quale fosse: a questo servivano le bombe. Per 24 ore al giorno, le ragazze del Wrens dovevano continuamente settare i rotori sul davanti, controllare e modificare le connessioni dei cavi nel retro, a seconda delle indicazioni che davano i cripto analisti. Quando un messaggio criptato dato in pasto ad una bomba usciva più o meno in chiaro, le ragazze del Wrens urlavano “job up”; significava che il codice Enigma del giorno era stato probabilmente scoperto.
Il lavoro di Ruth era la primordiale forma di programmazione di quello che ancora non poteva essere chiamato computer per come lo concepiamo oggi.
C’era una lunga serie di radio ricevitori disposti uno di seguito all’altro. Ci sedevamo sulla panca davanti alla nostra radio, ed iniziavamo a girare la manopola, su e giù per le frequenze della marina tedesca
Patricia Davies ha trascorso la seconda guerra mondiale ascoltando l’etere in cerca di voci, voci di operatori tedeschi che inviavano via radio ordini ai sottomarini di stanza sulla costa francese o sul Baltico.
All’ascolto di voci, ma non di parole di senso compiuto. Già, perché ovviamente gli ordini non erano trasmessi in chiaro; gli operatori pronunciavano quattro lettere alla volta, lettere di messaggi codificati da Enigma.
La mano sulla manopola scansionando le frequenze dell’etere in attesa di sentire in cuffia un tedesco che pronunciasse lettere:
V Q U W – C F U D – U Q G L
Patricia, allora diciannovenne, annotava ed inviata tutto per telescrivente agli analisti di Bletchley Park, chiamata anche Stazione X. Era il suo lavoro, il suo e quello di altre ragazze impiegate in decine di stazioni di ascolto sparse sulla costa inglese, chiamate Stazioni Y.
Un lavoro non facile; le frequenze erano spesso disturbate e serviva un ottimo orecchio. Capitava che non si riuscisse a comprendere una lettera oppure che si perdesse il segnale, e questo era molto frustrante per le ragazze del Wrens, perché sapevano che avrebbero mandato alla Stazione X dei codici incompleti, ancor più difficili da decifrare.
Senza il lavoro delle Wrens alle Stazioni Y, gli analisti alla Stazione X non avrebbero avuto nulla da decifrare.
Era una macchina enorme, quella con cui lavorammo; e nessuno ci spiegò che era appena stata inventata. Ho lavorato al primo computer del mondo e poi niente più da allora. Mio marito ha comprato un iPad ed adesso sto imparando un po’
La macchina enorme di cui parla Irene Dixon era Colossus, il primo calcolatore programmabile elettronico della storia, che contava ben 1500 valvole. L’elettronica sostituì la meno efficiente elettromeccanica.
Il primo Colossus arrivò a Bletchley Park nel 1944; se le bombe di Turing sconfissero Enigma, Colossus sconfisse le codificatrici Lorenz SZ4. Queste erano utilizzate dall’alto comando tedesco e da Hitler per le sue comunicazioni private, in quanto notevolmente più potenti di Enigma e quindi ritenute più sicure, anzi, impenetrabili.
Irene fu una delle Wrens addette al Colossus, e per questo si trovò spesso seduta a fianco di coloro che faranno la storia dei calcolatori, come il matematico Max Newman e l’igegnere Tommy Flowers.
prendevamo istruzioni dai cripto analisti, che erano persone incredibilmente intelligenti. Si sedevano vicino a noi, facevano calcoli con i loro regoli basandosi sulla teoria della probabilità, e ci dettavano i settaggi da impostare nella macchina
Il lavoro di Irene era quindi quello che ascoltare le istruzioni dei cripto analisti, girare commutatori e caricare rotoli di nastro perforato nel Colossus, e senza saperlo stava hackerando le comunicazioni di Hitler
[adriano parracciani aka CyberParra]
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