Una cosa inanimata che si muove per conto proprio è automaton, dicevano i Greci. Se poi quella creatura possiede un apparato meccanico dotato di facoltà che appartengono all’uomo, cioè emula l’uomo nei caratteri della sua vita inimitabile, il nome di automa le spetta a pieno diritto.
Macchine Fantastiche di Antonio Castronuovo (pag. 33)
Tutti quelli che pensano agli automi e ai robot come cose della modernità, sbagliano di grosso. Archita da Taranto, filosofo e matematico amico di Platone, costruì degli automatismi meccanici nel IV secolo a.c. tra cui la famosa colomba di Archita. Erone di Alessandria, quattro secoli dopo, progettò e costruì importanti meccanismi automatici, molti per il teatro, che poi descrisse nel libro Gli Automi; siamo intorno al I secolo d.c.
Tra i vari costruttori di automi di tutti i tempi, il nome più celebre che ha ricevuto maggiore gloria è sicuramente quello di Jacques de Vaucanson. E non ho usato il termine gloria a caso, ma citando Voltaire che considerava Vaucanson il rivale di Prometeo, capace di rubare il fuoco agli dei per animare i suoi automi. Voltaire ebbe a dire:
senza l’anatra di Vaucanson, non ci sarebbe nulla a ricordarti la gloria della Francia
Gloria della Francia e automa più famoso di tutti i tempi: è l’Anatra di Vaucanson.
Un passo indietro. Jacques de Vaucanson (1709 Grenoble – 1782 Parigi) ha sempre avuto la passione per i meccanismi; sin da ragazzo riparava orologi ed oggetti per tutto il vicinato. Si trasferì a Parigi per studiare musica, fisica e scienze. Lì, le ristrettezze economiche lo portarono a costruire automi da esibizione.
Fece la conoscenza di alcuni chirurghi che lo spinsero ad appassionarsi all’anatomia e gli suggerirono di costruire degli automi che rappresentassero al meglio il funzionamento del corpo umano e animale.
Così dal 1733 iniziò la costruzione del suonatore di flauto traverso, un automa alto 178 cm che soffiava aria nel flauto e muoveva le dita in legno, in grado di suonare ben dodici canzoni anche se non alla perfezione. Perni, leve, ingranaggi gestivano il movimento delle dita, delle bocca, e delle camere d’aria; un automa con cui Vauncanson esplorava e sperimentava la meccanica delle respirazione.
A questo, seguì il suonatore di flauto e tamburino, di complessità maggiore proprio per il fatto di suonare due strumenti. Poi nel 1737 Vaucanson presenta il suo automa più famoso: un’Anatra di bronzo che allunga il collo, beve, becca e mangia chicchi di grano, inghiotte, digerisce e defeca.
Così Vaucanson descrive la sua anatra robotica.
un’anatra nella quale rappresento il meccanismo delle viscere adibite alle funzioni del bere, del mangiare e della digestione. L’alimento è digerito come nei veri animali, per dissoluzione, e non per triturazione, come sostenevano molti fisici, ma di questo tratterò e mi riserverò di mostrarlo quando sarà l’occasione. Il materiale da digerire dallo stomaco, attraverso tubicini, come nell’animale attraverso gli intestini, giunge fino all’ano dove si trova uno sfintere che ne permette la fuoriuscita.
Questo sotto è un famoso schema realizzato successivamente su come probabilmente funzionava l’anatra robotica
Il livello di complessità dell’anatra era indubbiamente molto elevato vista la quantità di movimenti che doveva effettuare e Vaucanson ci mise tutto il suo genio. Però, secondo Robert-Houdin, meccanico ed illusionista del secolo successivo, oltre al genio Vaucanson ci mise anche un po’ di furbizia. Pare infatti che Robert-Houdin ebbe modo di revisionare l’anatra per un esposizione internazionale e raccontò di aver scoperto un trucco. A suo dire l’anatra non digeriva realmente il cibo ingoiato e quello che veniva espulso non era altro che del bolo preparato precedentemente con del pane e caricato in un comparto nascosto prima dell’esibizione.
L’Anatra di Vaucanson digeriva o no?
Rimarrà perennemente il mistero su questo fatto perché tutti gli automi di Vaucanson sono andati perduti nel corso di un incendio; ci rimangono solo descrizioni ed alcune immagini. È probabile che il racconto di Houdin sia veritiero, ma questo nulla toglie alla grandezza dell’automa realizzato ed al genio di Vaucanson. In fin dei conti lui era interessato al complesso della meccanica in gioco nell’intero processo di alimentazione ed espulsione del cibo.
Se invece l’ Anatra di Vaucanson digeriva allora era un Gastrobot; il primo della storia della storia.
Il termine è stato inventato nel 1998 da Stuart Wilkinson, direttore della University of South Florida. I Gastrobots sono dei robot con lo stomaco, che ottengono l’energia per il funzionamento non da batterie elettriche ma dalla digestione di cibo reale in forma di zuccheri, grassi o alcol. I gastrobot utilizzano delle celle chiamate microbial fuel cell (MFC) che convertono l’energia chimica contenuta nello zucchero in energia elettrica.
Un giorno i robot non solo serviranno a tavola ma si siederanno e mangeranno con noi. Brutte notizie per gli chef: i loro piatti saranno sottoposti ad analisi chimico-fisiche in tempo reale. Niente più trucchi ne camuffamenti.
[adriano parraccani aka cyberparra]
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