Il Giappone è sicuramente la patria dei robot; e non tanto per Mazinga, Goldrake, Atlas, Tekkaman, Jeeg, Gundam e le altre decine di anime robot. Il Giappone è stato il precursore dell’industria robotica, ed è ad oggi il paese con il più alto volume di produzione di robot industriali. Questi primati si devono probabilmente a fattori culturali:e sociologici; di fatto i giapponesi sono notevolmente più aperti alle tecnologie e all’idea di un mondo misto umani e robot. Al punto che sono anche all’avanguardia nello sviluppo di robot umanoidi; primo tra tutti Asimo, e poi i sorprendenti Otonaroid, Kodomorid e Telenoid.
Prima di tutti loro però, c’è stato Gakutensoku
Apprendere dalle leggi della natura – questa è la traduzione di Gakutensoku (學天則) il primo robot umanoide giapponese.
Gakutensoku è stato costruito nel 1928 ad Osaka, dal biologo e botanico Makoto Nishimura (sulla sinistra nella foto).
È un robot dal forte connotato estetico, dai lineamenti curati, un robot umanoide che per Nishimura doveva opporsi alla visione del robot schiavo dell’industria.
Gakutensoku era dotato di molle, ruote dentate e sistemi idraulici che gli permettevano di assumere diverse espressioni facciali; muovere testa, tronco e mani, muovere gli occhi, sorridere, gonfiare le guance ed il petto e scrivere. Ha infatti la penna in una mano ed una lampada nell’altra; e quando quest’ultima si accendeva, Gakutensoku cominciava a scrivere (stranamente in cinese).
Da allora sono stati fatti notevoli passi in avanti se consideriamo androidi come Otonaroid (qui sotto)

Ottanta anni fa Nishimura ha visto quello che noi vediamo in corso di realizzazione oggi; è stato quindi il precursore di una idea di robotica integrata con il genere umano.
Qui il video della replica di Gakutensoku che si trova al museo della scienza di Osaka; un colosso di oltre tre metri dal costo di $200.000.
E già che ci siamo mettiamo a confronto Gakutensoku con Kodomoroid e Otanaroid
[adriano parracciani aka CyberParra]
[End Of File - 111111]