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Nell’agosto del 1939, duecento persone arrivarono a Bletchley Park. Alla fine del 1944 erano diecimila. Sono stati chiamati in questo luogo nel più grande segreto…per una missione apparentemente impossibile: una sfida enorme nel campo della crittanalisi E’ impossibile esagerare il profondo senso di ammirazione, di gratitudine e di debito nazionale che abbiamo verso tutti quegli uomini e soprattutto verso quelle donne. Questo è stato il posto dei geni come Alan Turing. Possiamo essere orgogliosi del patrimonio di Bletchley; orgogliosi che Colossus sia stato il primo computer
Queste sono alcune delle parole pronunciate dalla Regina Elisabetta II nel corso della sua visita a Bletchley Park il 15 luglio 2011 (leggi il discorso completo)

In questa austera villa vittoriana nella campagna londinese, a partire dal 1939 l’intelligence britannica riunì una miscela di, agenti, militari e personale civile, menti eccelse, geni, letterati ma soprattutto matematici. Tutti lì per sconfiggere una delle armi più insidiose del nazismo: la macchina codificatrice Enigma. Whinston Churchill li chiamò “le galline che facevano le uova d’oro senza mai schiamazzare” E’ a Bletchley Park, prima nel cottage, poi nella baracca 8, che il genio di Alan Turing concepì le sue famose bombe, dei relè elettromeccanici che sulla base di differenti configurazioni agevolavano e velocizzavano il lavoro di decrittazione dei messaggi cifrati nazisti. Le bombe erano delle macchine strane, ed affascinanti: un gigante di ferro pieno di rotori, contatti, leve, ruote dentate che scattavano una dopo l’altra, un ticchettio continuo, un armonico frastuono come quello di mille ferri da calza che si muovessero tutti insieme e che diede origine al nome di bombe.

Alle ragazze del Wrens (Women’s Royal Naval Service) toccava la cura delle bombe di Turing.
Senza sapere quel che stavano facendo ne perché, queste giovani ausiliare della marina, instancabilmente, caricavano i rotori e controllavano il funzionamento delle macchine. Poi, nel 1943 arriva una nuova rivoluzione: grazie alle innovazioni tecnologiche, le bombe elettromeccaniche di Turing diventano una macchina completamente elettronica fatta di 1500 valvole.

Un colosso che appunto verrà chiamato Colossus Mark I. Nel 1944 appena in tempo per il D-Day sarà in funzione il Mark-II con ben 2500 valvole Non è ancora un vero computer, perché è pur sempre una macchina specializzata, disegnata e costruita per risolvere uno specifico problema. Alan Turing invece, stava pensando ad una macchina universale, in grado di imparare. L’aveva già in mente nel 1936 quando la descrisse teoricamente nel suo lavoro On Computable Numbers; una macchina automatica, in grado di leggere dati memorizzati ed risolvere problemi senza alcun bisogno dell’intervento umano. E nel 1944, in una stanza di una grande villa ad Hanslope Park, descrisse al suo assistente Donald Bayley una macchina in grado di eseguire istruzioni memorizzate senza bisogno dell’uomo. Alan Turing aveva concepito il computer come lo conosciamo oggi, una macchina che esegue programmi in memoria. Nella lunga storia dei computer, ben prima dei garage californiani degli anni ’70 ci fu questa villa vittoriana: Bletchley Park, l’utero che concepì il computer

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