archeo storage device: le ossa disk


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“In realtà, niente esiste per più di un istante, tranne ciò che custodiamo nella memoria” Sam Savage – Firmino

In un computer, che sia da 100$ o da 1.000.000$, nulla esiste se non viene posto in memoria: il dato esisterebbe nel processore solo per i pochi nanosecondi necessari all’elaborazione poi si cancellerebbe se non venisse registrato da qualche parte.

Questo, però, è prima di tutto vero anche per la nostra macchina umana, così come è vero per la macchina della civiltà: giornali, libri, monumenti, targhe, etichette, stampe, quadri; tutti supporti necessari a congelare il dato nel tempo, a conservare l’informazione.

La memoria, qui intesa come sistema di registrazione dell’informazione, è innanzitutto legata alla vista. Nasce infatti, come un segno, una traccia, un simbolo a cui si è associato un dato, un evento, un calcolo. Ovviamente esistono memorie associate anche a tutti gli altri sensi: un profumo, un sapore, un suono; ma il segno visivo ha offerto una più facile ed immediata capacità di trasmettere il messaggio

CALCOLARE – MEMORIZZARE – TRASMETTERE

Le OSSA degli animali sono state tra i primi sistemi di registrazione dati: dei veri archeo storage device.

  • Una tibia di lupo ritrovata in Moravia (Rep. Ceca) e vecchia di oltre 40.000 anni riporta 57 incisioni a gruppi di cinque;
  • Una fibula di babbuino ritrovata a Lelembo, nello Swaziland, e  risalente a circa 37.000 anni fa riporta 29 tacche
  • Una fibula di babbuino risalente a oltre 20.000 anni fa è stata ritrovata ad Ishango al confine tra il Congo e l’Uganda
Osso di Ishango - Museo delle Scienze Brussels

L’osso di Ishango ha una particolarità: un pezzo di quarzo innestato sulla punta. Era probabilmente una sorta di pennino paleolitico. Le ossa, quindi, si sono dimostrate un ottimo supporto per tracciare solchi che registrassero l’informazione e la mantenessero visibile ed inalterabile.

  • quantità di merce scambiata o cacciata
  • risultati di semplici operazioni in modo da agevolare i calcoli
  • fasi lunari, come si ipotizza per l’osso di Ishango

Un osso con particolari incisioni di forma circolare venne ritrovato a Abri Blanchard, in Francia. Si tratta di un oggetto vecchio di circa 32.0000 anni le cui  69 incisioni hanno la forma delle varie fasi lunari.

Molti di questi oggetti dimostrano tra l’altro che l’uomo ha da sempre avuto la necessità di memorizzare i dati che leggeva nel cielo: fasi lunari, posizioni del sole, dei pianeti e delle stelle. Contare il passare del tempo per capire e predire le stagioni per la semina, le inondazioni, le piogge.

 

teschio di Gontzi - Ukraina / dal libro: Science & Technology in world history

Il teschio rinvenuto a Gontzi in Ukraina con i suoi 114 solchi suddivisi in 4 gruppi è un altro esempio di quello che corrisponde ad una tracciatura delle fasi lunari in epoca Paleolitica superiore (databile intorno ai 30.000 anni fa). Dove c’è ArcheoAstronomia c’è ArcheoComputing, non vi sono dubbi

La traccia, il solco, rappresentano quindi tra i più antichi sistemi di archiviazione dei dati.

memoria <—> traccia

Sono concetti che ancora ci appartengono: pensate alla tracce dei  vecchi dischi in vinile. La puntina legge nel solco della traccia l’informazione sonora memorizzata. Ancora oggi si usa dire traccia per indicare un singolo brano musicale.

Ma si parla di tracce anche negli hard disk, dove l’informazione è codificata all’interno di tracce magnetiche; o nei DVD dove il film è codificato all’interno di tracce  ottiche.

Tracciare, prendere nota: oggi, alcuni usano un blocco per gli appunti, altri, più tecnologici, usano un palmare, o un netbook, e registrano il dato nell’hard disk o in una pennetta usb.

Probabilmente 30.000 anni fa non si usciva di grotta senza portarsi dietro il proprio osso per gli appunti.

Poteva capitare di dover segnare le pelli scambiate, oppure di voler tracciare le maree, o magari bisognava fare una semplice addizione e memorizzare il risultato da qualche parte.

Ecco allora che veniva il soccorso lo storage del paleolitico: le ossa disk

Scavando nel tecnopassato si scoprono tante altre antiche forme di archeo storage device e ne parleremo nei prossimi file.

Vi lascio con una domanda: qual è il vostro osso per gli appunti preferito?

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7 pensieri riguardo “archeo storage device: le ossa disk

  1. Adriano …sei speciale!!
    Chissà perchè le ossa? forse perchè è un elemento che si incide facilmente e si conserva senza alterarsi…??

    1. si, Concetta, direi che è proprio per le ragioni che dici; aggiungerei che le ossa erano anche facilmente trasportabili, poco ingombranti ed evidentemente c’era una buona disponibilità di carcasse d’animali, tra quelle che uccideva e quelle che trovava …le ossa sono state tra i primissimi utensili..se hai visto 2001 odissea nello spazio… http://www.youtube.com/watch?v=af3YAP6TBmk&feature=fvsr

      ps grazie per lo speciale 🙂

  2. Direi la calotta cranica per prendere gli appunti a casa.
    Userei la fibula di babbuino come notes “da asporto”!!!
    Complimenti, interessantissimo articolo!

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